Salvini ai sindaci ‘ribelli’: “Dimettetevi”

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[AdnKronos]

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Si inasprisce lo scontro tra i sindaci che contrastano il decreto sicurezza nella parte relativa ai migranti e il ministro dell’Interno, Matteo Salvini. Il titolare del Viminale oggi torna sulla questione nel corso di una diretta Facebook e ribadisce che chi non rispetta il decreto ne risponderà. Non solo. Il vicepremier chiede anche le dimissioni dei ‘ribelli’. “Chi non rispetta il Decreto Sicurezza e aiuta i clandestini, tradisce l’Italia e gli italiani e ne risponderà davanti alla legge e alla storia. Io comunque non mollo!!!” scrive il leader della Lega, lanciando la diretta streaming dalle nevi di Bormio.

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“Ci sono sindaci che dicono ‘non applicherò il decreto’, per cercare un po’ pubblicità. Io dico non si molla di un millimetro, non retrocedo” scandisce il ministro dell’Interno che, riferendosi a quanti promettono disobbedienza al decreto, chiede di fare “i conti con i vostri cittadini, con i milioni di italiani che sono in difficoltà”. “Troppo facile applaudire Mattarella e due giorni dopo sbattersene – sottolinea – Se c’è legge approvata dal Parlamento e firmata dal presidente della Repubblica si rispetta“. E “se c’è qualche sindaco che non è d’accordo si dimetta. Dimettiti Orlando, e anche tu de Magistris. Dimettetevi, siamo in democrazia e governano gli italiani, fatevene una ragione, non governano professoroni, giornalisti o cantanti”.

Ma per il sindaco di Napoli è Salvini che “si dovrebbe dimettere”. “Oltre ad aver commesso una condotta apertamente violatrice della Costituzione, sulla quale ha giurato e traditore è lui semmai e lui si dovrebbe dimettere, sta avendo, insieme al governo, un comportamento disumano” afferma a chiare lettere de Magistris a SkyTg24. “Ho scritto al comandante della nave, con lettera protocollata dal Comune di Napoli – spiega il sindaco riferendosi al caso di ‘Sea Watch’ – di indirizzare la prua della nave verso il porto di Napoli che non è chiuso, è aperto”. Non salvare “bambini e donne che stanno morendo non solo è un fatto disumano ma un crimine” e “chi sta commettendo un crimine è chi all’interno di questo governo non salva vite umane” dice de Magistris.

Intanto, mentre il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, che ieri ha annunciato la sospensione dell’applicazione del decreto sicurezza nella parte che riguarda i migranti, oggi ha reso noto all’Adnkronos di aver dato “incarico al capo ufficio legale del Comune di Palermo di adire davanti al giudice civile“, a intervenire sul dl sicurezza è anche il sindaco di Milano, Giuseppe Sala. “Il ministro Salvini ci ascolti e riveda il decreto sicurezza, così non va!” scrive Sala su Facebook, spiegando che “da settimane noi sindaci avevamo richiesto, anche attraverso l’Anci, di ascoltare la nostra opinione su alcuni punti critici, per esempio ampliando i casi speciali e garantendo la stessa tutela della protezione internazionale ai nuclei familiari vulnerabili, anche attraverso lo Sprar, oggi escluso dal decreto sicurezza per i richiedenti asilo”. “Occorre – prosegue il sindaco di Milano – valutare l’impatto sociale ed economico del decreto per le nostre città, già in difficoltà a causa di una legge di bilancio che ci ha tolto risorse nella parte corrente”. Anche perché “più persone saranno per strada senza vitto e alloggio, più saranno i casi di cui noi sindaci dovremo prenderci cura”. E dunque, conclude Sala lanciando un appello a Salvini, “ministro, ci ripensi“.

Sul decreto sicurezza, da lui ribattezzato “decreto insicurezza”, torna anche il sindaco di Firenze, Dario Nardella. “Un ministro dell’Interno si dovrebbe occupare di questo, non di inquisire i sindaci ma di ascoltarli” rimarca, e spiega che “a Firenze non violeremo alcuna legge: io non darò istruzioni in questo senso. Ma apriremo un tavolo con tutto il mondo del volontariato, del terzo settore, del lavoro e delle istituzioni locali per azzerare gli effetti nefandi e negativi di questo decreto in attesa che si apra una vertenza vera a livello nazionale non per sospendere la legge ma per riscriverla in molte sue parti“. “Stiamo valutando insieme ai nostri avvocati e con alcuni costituzionalisti anche una strada” perché sul decreto sicurezza “si possa arrivare alla Corte costituzionale”.

Il presidente dell’Anci, Antonio Decaro, auspica che “il ministro dell’Interno, contribuendo ad abbassare i toni della polemica, voglia convocarci per discutere delle modalità operative e dei necessari correttivi alla norma. Se poi il ministro ritiene che il mestiere di sindaco sia una pacchia, come ha dichiarato anche in queste ore, siamo pronti a restituirgli, insieme alla fascia tricolore, tutti i problemi che quotidianamente siamo chiamati ad affrontare”. “Da sindaco e da presidente dell’Anci, non ho alcun interesse ad alimentare una polemica con il ministro dell’Interno – afferma Decaro – Non credo sia il caso di polarizzare uno scontro tra posizioni politiche differenti. Faccio solo notare che le nuove norme mettono noi sindaci in una oggettiva difficoltà”.

A muoversi sono però anche i sindaci pro decreto che in una lettera chiedono a Decaro di “farsi garante affinché l’Associazione su queste ed altre questioni cruciali non venga usata strumentalmente per sostenere le posizioni politiche di una parte del Paese. Certi del tuo impegno ti invitiamo a convocare i massimi organismi dell’associazione per avviare un confronto sul tema del decreto sicurezza che elimini alla radice il rischio di una grave lesione dei principi che stanno alla base dell’azione dell’Anci”.

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